mercoledì 24 febbraio 2016

IL CASO SPOTLIGHT - (sopportate questi) Consigli non richiesti

Quanto ci piacciono i film colorati? E i bei costumi? O gli effetti speciali?
Tanto, tantissimo.
Datemi un film con abiti da sogno e ne parlerò per mesi, datemi degli effetti speciali e vi ci scrivo su una canzone.
Eppure, quando è gestita bene, quant'è bella la sobrietà.



Spotlight è un triller giornalistico sobrio ed onesto.
McCarthy non gioca con nessun fronzolo, il film prende un ritmo in partenza e lo mantiene per le due ore successive, nessun colpo di scena, nessun momento particolare di down, la storia semplicemente si lascia raccontare.
E a raccontarla è un cast corale che sa come fare il suo lavoro.
Una Rachel McAdams impeccabile, così come i suoi compagni di team, un Liev Schreiber composto, di poche parole ma sempre sufficienti e, senza ombra di dubbio, un Mark Ruffalo above all.


Non ci sono fronzoli, è vero, ma questa pellicola non si è limitata solo a narrare una storia che pesa, si è anche presa la briga di dare spazio alla parte più umana di coloro che la raccontano.
I giornalisti della famosa squadra Spotlight fanno un lavoro impeccabile di studio, ricerca d'archivio e sul campo, ma riusciamo anche a vederli in alcuni attimi di vulnerabilità. Riusciamo a vedere come questa indagine stia entrando nella loro sfera privata, come un padre abbia paura per i propri figli che non può ancor a mettere in guardia, come una giovane cattolica metta in dubbio il suo rapporto con la chiesa e via dicendo.


Un film che in Italia non sarebbe mai stato prodotto ma di cui noi italiani - coinquilini degli amici del Vaticano - abbiamo bisogno.
Un tema importante e spinoso, non facile da raccontare e che qua, a suo tempo, non ha avuto la giusta rilevanza, quindi sì, andate al cinema, fatevi toccare dall'onestà di questo film, e sentitevi tristi, perché è giusto.

Voto: 8.5 e ancora una volta questa carrellata di Oscar mi fa essere troppo buona quest'anno.

See ya soon.
xo xo

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